Dal deficit ai bisogni educativi speciali

Termini e concetti da conoscere e da distinguere

A cura di Michele Mainardi, Prof.dr (SUPSI-DFA)


Le attenzioni che portiamo alle persone tipiche o diverse rispetto ad una norma data, definita sulla base di criteri unificanti quali le abilità, il genere, l’etnia, la razza, lo status sociale, l’orientamento sessuale, la religione, ecc… sono senza alcun dubbio una delle principali testimonianze dell’evoluzione della considerazione delle diversità nella cultura e nei valori umani delle società. Tale evoluzione nel campo dei Bisogni educativi speciali invita a considerare e distinguere la persona dal tratto (deficit, disturbo o svantaggio) e a considerarla nel suo rapporto dinamico e interdipendente con quanto le sta attorno in un preciso momento e nel suo pecorso di vita.

Da qui deriva l’imperativo imprescindibile di evitare di subordinare la persona al tratto: “persona con disabilità” vs “disabile” una scelta da operare a tutto vantaggio della piena considerazione in primo luogo della persona in quanto tale. La presenza o meno di una disabilità è un tratto della condizione personale ma non è l’unico e forse neppure il più importante o fondamentale (si veda anche Calabretta e Mainardi, 2018, Per un linguaggio rispettoso delle persone).

Parole e concetti chiave:

  • il deficit
  • la disabilità
  • l’handicap
  • la situazione di handicap
  • gli handicap di situazione
  • i bisogni educativi speciali
  • le disabilità e i bisogni educativi speciali

Il deficit. Interessa la dimensione organica della persona; comporta la diminuzione dell’attività funzionale dell’organismo o di determinati organi rispetto alla norma: d. visivo., d. intellettivo,…

Un deficit è sempre: osservabile, misurabile e costante indipendentemente (per forma e grado) dalle variabili di contesto.

La disabilità. L’incapacità insita nella presenza di un deficit di poter esercitare una facoltà nel modo o nelle condizioni considerate come usuali per un essere umano. Può essere permanente o momentanea, stabile o evolutiva.

Le abilità/disabilità possono essere:

  1. comunicative
  2. di autonomia personale
  3. di movimento
  4. di utilizzo del corpo in certi compiti della vita quotidiana
  5. tali da rivelarsi solo in certe situazioni
  6. relative a situazioni che richiedono attitudini particolari

L’handicap (condizione di svantaggio in situazione). Lo sviluppo e l’esercizio di una facoltà può essere facilitato o ostacolato dall’ambiente quale effetto secondario della presenza di disabilità, disturbi o svantaggi. L’handicap concerne tanto l’impatto del deficit sulla condizione individuale che l’accumulo addizionale di difficoltà. 

Un deficit può comportare un handicap in una determinata situazione ma non lo determina unilateralmente o in modo indipendente dalla variabili di contesto.

Un handicap è sempre dipendente dall’influenza di variabili di contesto.


Fig. 1 – Interdipendenza fra fattori personali e fattori ambientali nella determinazione delle opportunità nel «qui e ora» e della condizione di bisogno di attenzioni speciali (Mainardi, 2022)

L’handicap di situazione. Può limitare o prevaricare: le possibilità d’azione e di partecipazione ritenuti usuali in rapporto all’età, al sesso, ai fattori sociali e culturali; l’accesso e l’uso dei mezzi di trasporto in condizioni date; le possibilità di accedere ai servizi amministrativi, di esercitare i propri diritti civici, di partecipare alla vita sociale normalmente considerata accessibile a chiunque, …

È una condizione di svantaggio che interessa il ruolo d’agente, l’autodeterminazione e la partecipazione sociale e culturale e che si realizza nell’incontro fra una persona (con disabilità, disturbi o svantaggi specifici, con le sue risorse, il suo bagaglio esperienziale, la sua rete sociale e le sue strategie,…) con delle condizioni puntuali più o meno favorevoli, più o meno ostacolanti, dettate da singole situazioni contingenti che, siano esse usuali o meno, devono essere oggetto delle attenzioni necessarie a evitare un inutile e inopportuno accumulo di difficoltà ogni qualvolta questo può essere evitato.


Fig.2 – L’esperienza “qui e ora”: un’interazione particolare, specifica, dinamica, non neutra nel suo impatto sul presente e nei suo sviluppi (Mainardi, 2022).

Una persona vive una condizione di svantaggio unicamente quando si confronta con situazioni date che nel loro modo di essere e di proporsi come “usuali” ancora non contemplano le attenzioni necessarie a evitare o contenere tale condizione. Ogni singola situazione, in ragione della sua più o meno grande considerazione di facilitatori e ostacoli e della messa in atto di adeguate e specifiche condizioni di accessibilizzazione, può incrementare o ridurre il bisogno di attenzioni speciali nella misura in cui è più o meno ricettiva e predisposta all’accoglienza delle diversità: altrimenti detto nella misura in cui integra o rifugge lo speciale nell’usuale.

Fig. 3 – Deficit, abilità e handicap di situazione (Illustrazione di Stefano D’Ambrosio per il CCBESS, 2021, d’apres RIPPH 2006, libero adattamento. In: Mainardi, 2022).

L‘handicap di situazione: la persona che presenta un deficit non vive necessariamente e continuamente un handicap. Un soggetto non è permanentemente in situazione di svantaggio così come non lo è chi presenta un disturbo del neurosviluppo o uno svantaggio socioculturale o linguistico, ma la presenza di un handicap di situazione può causare un accumulo addizionale di difficoltà (ad esempio delle difficoltà o impedimenti di accesso a situazioni e contesti in cui la persona potrebbe esercitare le proprie facoltà e sviluppare ulteriormente le proprie capacità).

– “La figura (Fig.3 ndr) illustra in modo egregio i termini della questione rendendo macroscopica la distinzione esistente fra il deficit e l’handicap, in altri termini fra gli effetti primari di un deficit e gli effetti secondari in situazione, ed in particolare l’assenza di una corrispondenza univoca fra il primo e l’evidente svantaggio generato dalla situazione su un piano di fatto indipendente dal deficit (l’esercizio di una facoltà). La vignetta presenta una persona che si capisce intenzionata a recarsi al seggio elettorale per votare. La persona sa votare, il deficit motorio non interessa tale facoltà, ma nell’immediato questo le è precluso dalla situazione specifica che nella circostanza le impedisce di accedere da sola al seggio elettorale (effetto secondario).” – (Mainardi, 2022)

Ci sarebbe anche il voto per corrispondenza ma… equivarrebbe a costringere qualcuno a guardare un concerto pubblico alla televisione perchè “in fondo è la stessa cosa” (?!), mentre i suoi pari possono scegliere se seguirlo dal vivo o a distanza.

Situazione di handicap e handicap di situazione. La condizione complessiva di svantaggio, che i francofoni definiscono genericamente situazione di handicap, può essere scomposta in sotto elementi costitutivi: gli handicap di situazione che si producono in precisi ambienti e situazioni di vita  (Minaire, 1992 e Mainardi, 2010).

In quanto tale, il singolo handicap di situazione è discriminabile e riconducibile a entità delimitate, chiaramente osservabili e specifiche. L’handicap di situazione fornisce gli ingredienti per l’analisi dell’accessibilità delle occasioni e delle opportunità di apprendimento, di esperienza e di partecipazione di ogni singola persona e gli elementi per la pianificazione di una mediazione sociale ed educativa orientata all’accessibilità universale ed in quanto tale consente lo studio di ostacoli e facilitatori in situazione.

I bisogni educativi speciali (BES): un bisogno educativo speciale è definito dall’interazione soggetto-contesto e si riferisce ad allievi con un rischio di svantaggio in situazione in assenza di attenzioni adeguate. In altre parole è una condizione riconosciuta a taluni allievi in corrispondenza con oggettive difficoltà riscontrabili in situazioni di apprendimento usuali (Rapporto Warnock del 1978).


Fig. 4 – I fattori d’influenza sulle attenzioni speciali riferite ai BES: fattori personali; fattori ambientali; fattori culturali e istituzionali (Mainardi, 2022)

Dal 2007 è formalmente riconosciuta in Europa la macrocategoria degli allievi con Bisogni Educativi Speciali (OCDE). La definizione comprende tre sottocategorie principali: allievi con disabilità diagnosticate; allievi con disturbi evolutivi specifici diagnosticati; allievi con svantaggio culturale, sociale e linguistico. Questi termini descrivono in senso lato gli studenti per i quali i Paesi europei mettono a disposizione risorse aggiuntive per consentire loro di accedere al programma di studi in modo più efficace.

Alcuni propongono una quarta categoria, quella degli allievi ad alto potenziale cognitivo, ritenuti allievi talvolta a rischio di disagio scolastico e sociale. 

Le disabilità e i Bisogni educativi speciali (BES & Disabilità)

La letteratura del Regno Unito attualmente propone una denominazione diversa a cornice delle categorie descritte sopra. All’espressione “Bisogni educativi speciali” (Special educational needs) è preferita quella di “Bisogni educativi speciali e disabilità” (Special educational needs & disabilities) in quanto in molti casi la presenza di disabilità non richiede necessariamente delle attenzioni pedagogico didattiche speciali ma piuttosto delle attenzioni speciali di altra natura (accessibilità degli ambienti). Per questa scuola di pensiero, solo nel caso in cui vi sia necessità di un accompagnamento educativo speciale un allievo con disabilità può essere considerato con BES. In un caso come nell’altro si riconosce l’importanza di attenzioni dedicate onde prevenire o contenere eventuali handicap di situazione.

Bibliografia

Committee of Enquiry into the Education of Handicapped Children and Young People (1978). Warnock report : special educational needs. London : HMSO. http://www.educationengland.org.uk/documents/warnock/warnock1978.html

Calabretta, V., & Mainardi, M. (2018). Esprimersi … diversamente! Per un linguaggio rispettoso della persona (con disabilità). Servizio Gender & Diversity e Centro competenze Bisogni educativi Scuola e Società / SUPSI.

Mainardi, M. (2019). Bisogni educativi speciali a scuola fra storia e (pre)concezioni. In: Monografia: Stereotipi, pregiudizi. Scuola Ticinese, No. 335; Anno XLVIII, Serie IV, Settembre, p. 25-30

Mainardi, M. Mainardi, Michele (2022) Dal concetto di deficit a quello di bisogno educativo speciale: sguardi e attenzioni non per forza convergenti. In: Mainardi, M. & Giulivi, S. (a cura di) DSA e ADHD: l’apprendimento, il benessere scolastico e il bisogno educativo speciale. Collana Atti e Saggi, Volume N°1, Dipartimento formazione e apprendimento, SUPSI, pp.11-25.

Mainardi, M. (2013). L’apport de la «défectologie moderne» aux pédagogies: en deçà de la zone proximale de développement (ZPD). In J.P. Bernié et M. Brossard (eds). Vigotsky et l’école (pp. 357-365). Bordeaux: Presses Universitaires de Bordeaux.

Mainardi, M. (2010). Pour une pédagogie inclusive. La pédagogie de l’accessibilisation. Centre universitaire de Pédagogie curative, UNI Fribourg, N°15, 345 p.

Minaire, P. (‎1992)‎. Disease, illness and health: theoretical models of the disablement process. Bulletin of the World Health Organization, 70 (‎3), 373-379.

OCDE (2007). Élèves présentant des déficiences, des difficultés et des désavantages sociaux: Politiques, statistiques et indicateurs. Paris: OCDE.

RIPPH (2006). International conceptual evolution in human developpement and disability. Réseau Internationale du Processus de Production du Handicap (RIPPH).

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